venerdì 21 settembre 2007

è difficile dire cosa fare dopo una caduta, sempre. perché chi dice che per non aver paura bisogna rimontare subito in sella forse non sa il male le ferite le fitte lo stordimento la fatica la pena il digrignare il sangue a volte che tutto non si può semplicemente lavare via con un paio di pedalate.
sì, lo ammetto: non tutto si può lavare via con un paio di pedalate.
allora dopo essere stato fermo come si fa a ripartire? non è facile se alla prima salita tornano fuori dolori & nervi che cedono & ossa che scricchiolano; se alla prima discesa di nuovo, maledettamente, non si riesce a piegare la bicicletta perché le braccia si irrigidiscono & la gola si strozza; se le dita si rattrappiscono & il polso sembra spezzarsi dal dolore attorno alla leva del cambio & i rapporti non si riescono a cambiare.
come si fa? pian piano, in pianura, facile, su brevi distanze, senza piangere la propria umiltà, fidandosi di un ragionato percorso di recupero. forse.
ma vien voglia di affermare che sia giusto spingersi oltre, provare fin dove il dolore ci può portare, andare là & adattarsi con il corpo i gesti i pensieri a minimizzare a sopportare a nobilitare.
non so. ma soprattutto, non so applicare.
(come sempre) lascierò alla bicicletta.

giovedì 20 settembre 2007

(ieri) giro rovescio:
tim 58'41''
dst 27,96km
ave 28,5km/h
max 54,2
stw 21'02''8/10 su 6,75km
stw 38'04'' su 14,7km
zone 34'44''
ave 151 b/m
con polso (ancora) scavezzo.

martedì 4 settembre 2007

quando le nuvole bianche si appoggiano di pancia così sul cielo azzurro,
vien davvero voglia di partire subito.